Palon de la Mare

Gruppo Ortles-Cevedale
Provincia di Sondrio

Località di partenza: Parcheggio Albergo/Rifugio Ghiacciaio dei Forni
Altezza meta: 3703m
Difficoltà: EE/F (attenzione alle condizioni del percorso e di innevamento)
Tempo indicativo del percorso (andata): 1h per il Rifugio Branca + 4h per la vetta
Rifugio sul percorso: Branca


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Raggiunta Santa Caterina Valfurva prendiamo a sinistra, lungo la strada che sale in
direzione dell'Albergo/Rifugio Ghiacciaio dei Forni. Dopo circa 6km di strada a una
carreggiata, fortunatamente asfaltata, ricca di tornanti, arriviamo all'ampio parcheggio
posto al di sotto dell'Albergo. Da qui inizia il nostro percorso, da prima per il Rifugio
Branca, dove pernotteremo, e il giorno seguente verso la cima del Palon de la Mare.



Seguendo le indicazioni riportate sui cartelli escursionistici, insieme agli
amici della Sezione CAI di Calco, nonché organizzatori di questa uscita
sezionale di 2 giorni, mi incammino sull'ampia e comoda carrareccia che,
in circa 1h di cammino e senza troppa fatica conduce al Rifugio Branca.


Veduta verso il settore meridionale del Ghiacciaio dei Forni.
Le nubi scese ne tardo pomeriggio rovinano un pò lo spettacolo!


Il tempo si guasta ulteriormente a pochi passi dal Rifugio ma ormai la co-
sa non ci preoccupa più, siamo a tetto. Le gocce aumentano di intensità e
dimensioni, inizia una violenta grandinata. Più in alto sarà neve pensiamo.


Rifugio Branca, quota 2493m.

Abbandoniamo scarponi, bastoncini da trekking e piccozza nel locale adibito al
deposito materiale e, dopo esserci infilati le ciabatte, accediamo alle camere. Gli
ambienti sono puliti e confortevoli. Senza perdere tempo ci cambiamo, sistemiamo
il sacco lenzuolo sotto le coperte e prepariamo il necessario per il giorno dopo.



Il temporale intanto è cessato e sono comparsi timidi raggi di sole in cielo.
Decido di rinfilarmi gli scarponi è andare a fare quattro passi intorno al
Rifugio, ho voglia di esplorare e godere di quel che resta della giornata.



Con il ritorno del sole il panorama ha decisamente cambiato aspetto. I molteplici
giochi di luce e contrasti rendono questo ambiente magnifico. Fermo ad osservare
rimango semplicemente incantato davanti a tanta bellezza, accompagnata da un si-
lenzio che sembra surreale e da singolari scorci sulle cime e sulla vallata sottostante.



Senza accorgermene arrivano le 18:30, ora di ritornare al Rifugio e mettere le
gambe sotto il tavolo per la cena, prevista per le 19. Il cibo che ci viene servito è
di ottima qualità e quantità, cosa che ci rende tutti quanti soddisfatti e contenti.

Prima di andare a letto facciamo un piccolo breafing sulla giornata che ci aspetterà
il giorno dopo, l'ascensione al Palon de la Mare. Si discute del corretto comporta-
mento da tenere e dell'uso dei materiali durante una progressione su ghiacciaio, as-
petti utili sia per i neofiti a questo tipo di escursioni sia come ripasso per i più esperti.

Ci diamo la buonanotte. Domani sveglia alle 4, colazione alle 4:30 e poi via, si parte!


Dopo una notte passata dormicchiando, come sempre nei rifugi, è arrivata mattina.
Mi alzo carico e sono dello stesso spirito anche i miei compagni di avventura. Scen-
diamo a fare colazione, ci prepariamo indossando un abbigliamento adeguato alla bas-
sa temperatura che ci attende, zaino in spalla e siamo pronti per metterci in marcia.


Ci dirigiamo in direzione del ghiacciaio incamminandoci lungo il sentiero
glaciologico. Superiamo una piccola cascata su comodo ponticello per poi
continuare seguendo gli omini in pietra e i bolli sul bordo della grande morena.  



La temperatura è fresca ma gradevole. Il sole ci da il suo buongiorno illuminando
la punta delle cime di fronte a noi. Nella foto soprastante il Monte San Matteo.



Giungiamo dopo circa 1h / 1h 30' di trekking ad un colletto, dove ci
fermiamo per togliere gli indumenti più pesanti e riposarci un momento.
Qui troviamo nuove indicazioni per la nostra meta. Svoltiamo a sinistra e
affrontiamo gli ultimi tornanti, con alcune facili roccette, fino a incontrare
una bella cresta, non esposta, che ci condurrà fino all'inizio del ghiacciaio.




Siamo a fine giugno - 2015 - e a parte alcuni piccoli nevai a quota 2600m, la
vera neve la incontriamo intorno ai 3100m di altezza, dove facciamo una se-
conda sosta per preparare la corda, ramponi, piccozza, imbragarci  e divider-
ci in cordata. La traccia sulla neve, come il sentiero percorso fino a qui, è for-
tunatamente ben evidente. Segnale di una notevole frequentazione della via.


Il gruppo è numeroso! Solo noi, gruppo CAI Calco più amici, sia-
mo in 19. Poco dopo ci raggiungono altre 5 persone. La mia cor-
data è a 3 elementi, così composta: Angelo, il sottoscritto e Alfredo.


La prima porzione di ghiacciaio si sviluppa per qualche centinaio di metri in
leggera salita. Fin da subito incappiamo in piccoli crepacci coperti da ponti di
neve non sempre stabili. Decidiamo così di aggirarli deviando a sinistra, ver-
so le roccette, riprendendo più avanti la traccia creata dai nostri predecessori.


Affrontiamo ora una lingua di neve più ripida che ci condurrà al margine del plateau.


Su uno sperone roccioso sono ancora presenti i resti delle baracche in legno
della Prima Guerra Mondiale (vedere foto sottostante). Durante la Grande
Guerra '15-'18, l'intera cresta era presidiata dall'esercito Austro-Ungarico ed
è facile trovare manufatti, trincee, camminamenti e recinzioni con filo spinato.



Sopra, da sinistra a destra, panoramica verso il
Gran Zebrù, il Monte Pasquale e il Monte Cevedale.



La traccia su ghiacciaio vira a destra, in direzione Sud-Est. La nostra cima è ben visi-
bile, ancora 200m circa di dislivello e la raggiungeremo. Nonostante il sole sia spuntato
dietro la vetta, la temperatura è ancora piuttosto bassa e in quota soffia un gran vento.



 Superiamo l'immenso plateu, stando attenti ai crepacci e ai buchi presenti,
e affrontiamo il secondo e ultimo ripido pendio che ci conduce sulla cresta
finale. Seguendone il dorso giungiamo facilmente, dopo 4h di cammino
totali e 1200m di dislivello positivo, sull'ampia cima del Palon de la Mare!
Ore 10, l'altimetro indica 3703m s.l.m.. Siamo felici e in perfetto orario.


Sopra: consueta foto di rito, da sinistra a destra, Angelo, io e Alfredo.
Dietro di noi il Monte Cevedale e la Cima Cevedale (o Zufallspitze).
Sotto: alcune immagini dello splendido panorama che ci appare davanti
agli occhi e il vicino Monte Vioz, raggiungibile con una bella traversata.



In vetta fa davvero freddo e da come vedevamo nel salire, tira un forte vento.
Dedichiamo giusto 5 minuti (direi meritati dopo la tanta strada percorsa) per
goderci la meta raggiunta, scambiarci una bella stretta di mano e un sorriso
di soddisfazione. Un sorso di acqua, qualche foto al bello che ci circonda
e poi, invertendo la disposizione della cordata, iniziamo la lunga discesa. 


Percorriamo a  ritroso l'itinerario fatto all'andata...
Abbassandoci di quota l'aria e la temperatura cambiano notevolmente.
Anche la neve superficiale si sta ammorbidendo ma al nostro passaggio
i ponti di neve reggono ancora. Incominciamo a soffrire il caldo e scher-
zando ci diciamo che forse era meglio rimanere in vetta. Una sosta per
toglierci e sistemare il materiale utilizzato per l'ascensione e riprendiamo
il cammino per il Branca. In circa 3h di tempo siamo di nuovo al Rifugio.


Ci fermiamo per il pranzo e cogliamo l'occasione per cambiare nuova-
mente il vestiario. Nonostante la splendida giornata uscita, rimaniamo
qui solamente per un'oretta. La strada che ci attende per rientrare a
casa è lunga e la paura di trovare le terribili code del rientro è alta.


Stanchi ma contenti, appagati di quanto fatto, scendiamo verso valle.


Impieghiamo circa 45 minuti per arrivare al parcheggio, dove aveva-
mo lasciato le macchine il giorno prima. Salutiamo con un arrivederci
questi magnifici luoghi e via, direzione Brianza! In macchina è un conti-
nuo ridere e scherzare e senza neanche quasi accorgercene, prima di
cena, siamo già a casa... pronti per lavorare su nuovi progetti montani.